LA GENESI
"… Il mio nome uscirà sui giornali solo quando finirò morto ammazzato in azione."
Com'è nata l'dea del libro? Anni fa, durante una discussione con un amico toccammo il tema della notorietà. Cos'era a rendere qualcuno più famoso di qualcun altro? Perchè certi cantanti di indubbio talento hanno meno fortuna di altri meno dotati? O alcuni film di qualità discutibile fanno incassi da record mentre altre pellicole, più intelligenti e meglio recitate, rimangono fenomeni di nicchia? Ovviamente non trovammo risposta, ma questo mi diede lo spunto per un'altra riflessione: e se lo stesso meccanismo venisse portato nel mondo dei super eroi? Dopotutto, c'erano già alcuni precedenti. Per esempio, l'Uomo Ragno era stato sempre maltrattato dalla stampa... E l'eroe di colore Luke Cage, nella serie a lui dedicata nella metà degli anni '70, si lamentava del fatto che i giornali non parlassero mai delle sue imprese, mentre le prime pagine erano sempre piene di articoli e foto di Iron Man e Capitan America. Ho iniziato a pensare a come sarebbe stata la vita di un superuomo ignorato dai media, e per fissare l'idea cominciai a scrivere un racconto che ne delineasse i contorni ( e che in pratica è poi diventato uno dei capitoli del libro ). Però, mano a mano che la storia procedeva, mi accorsi che gli spunti iniziavano ad accumularsi, diventando un corpus troppo voluminoso per rimanere incastrato in un racconto breve. Così, decisi di provare a realizzare qualcosa di più ambizioso in cui inserire l'universo narrativo che stava prendendo forma, cioè un romanzo. Non avendo in mente una trama vera e propria, inizialmente mi limitai a fare interagire i characters e le loro personalità con l'ambientazione, lasciando che la storia si sviluppasse per conto proprio ( è un modo di scrivere che trovo molto creativo, ma ha anche i suoi difetti: spesso bisogna tornare sui propri passi ed eliminare del materiale già scritto perchè non più coerente con quanto deciso in seguito ). Per oltre metà romanzo andai avanti così, letteralmente senza sapere dove mi avrebbe portato il racconto, poi fui costretto a prendere le redini della storia e dargli un indirizzo preciso. Alla fine, il risultato fu un romanzo di 480 pagine in cui riuscii ad inserire parecchi dei miei interessi e delle mie convinzioni, e che mi divertii molto a scrivere.
Che penso sia la cosa più importante, in fondo.