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                                                              CHI TE LO FA FARE? 2

                                                       IL SUPPLIZIO DI CAPABOMBA.

 

 

Lo Sconosciuto si accomodò sullo sgabello del bar e si appoggiò al bancone. Si sentiva a disagio senza la maschera sul volto, e ogni tanto allungava istintivamente la mano come per controllare che fosse ancora al suo posto, un po' come si fa quando si sposta il portafogli dalla tasca abituale.

Essere in borghese in un luogo pubblico ormai gli faceva un po' strano.

Ma era troppo tempo che non si prendeva un attimo di respiro, aveva bisogno di una pausa e l'Anime Bar era il posto ideale. Lo aveva scoperto qualche anno prima, per caso, e gli era subito andato a genio perché coniugava molti dei suoi vecchi interessi: fumetti, cartoni giapponesi e musica.

Il locale si trovava a Milano, in zona semicentrale, ed era una strana commistione tra un pub e una fumetteria, piena di gadget e prodotti di merchandising tra i più disparati, a tema Star Wars, Signore degli Anelli, manga, comics americani e chi più ne ha più ne metta. Alcuni schermi LCD sui muri mandavano in onda anime, sia vintage che di ultima generazione, e ovunque erano sparsi vecchi albi a fumetti a consultazione libera.

Sembrava la realizzazione di tutti i sogni dei personaggi di Big Bang Theory.

In più il proprietario, che svolgeva la funzione di barista gli era stato subito simpatico, così, a prima vista. Era un omone grande e grosso con la testa rasata che militava in una formazione locale di Football americano, ed era una delle persone più disponibili e alla mano che conoscesse. Una volta possedeva un negozio di fumetti a Monza, finché un giorno qualcuno per scherzo gli aveva fatto notare che alcuni dei suoi clienti passavano più tempo lì che a casa propria, e che se avesse messo su un bar avrebbe fatto più soldi. Lui prese il suggerimento sul serio, si fece fare un prestito bancario e buttò tutti i suoi risparmi in quell'idea pazzesca, che per sua fortuna si rivelò vincente. L'Anime Bar era sempre pieno, e andava alla grande.

Giulio, così si chiamava, gli si avvicinò da dietro il bancone e lo salutò.

-Bella lì, Franco!-

Franco Ripamonti, era uno dei nomi fittizi che usava quando usciva in borghese.

-Ciao Giulio. Pienone stasera, eh?-

-Non lo sapevi? Stasera è la serata Sushi-Star Wars!-

-Cosa fai, il Surimi a forma di Morte Nera?-

-No, quello a forma di Morte Nera è il Gunkazushi, il Surimi l'ho fatto preparare a forma di spada laser.-

-Cos'è il Gunkazushi?!?-

-Una specie di polpetta di riso con le uova di pesce.-

-Ah. Boh. A essere sincero io non sapevo neanche bene cosa fosse il Surimi...-

-Eh, non sei aggiornato. Te sei rimasto al risotto alla milanese! Cosa ti porto, va?-

-Bof... Fammi un Mazinga Z, dai.-

Giulio sbuffò, acchiappando un mixer.

-Ma dai, piglia qualcosa di alcolico! Ti faccio un Grande Mazinga, cosa dici?-

-No, che devo guidare...-

In realtà non era vero. Era da quando aveva abbandonato la propria identità civile per fare il vigilante a tempo pieno che aveva rinunciato alla macchina. Semplicemente non gli serviva, generalmente lui agiva solo a Milano e con i suoi poteri non aveva bisogno di un veicolo per spostarsi. Gli bastavano i tetti.

-Vabbè, ho capito.- lo schernì -Sei un individuo analcolico!-

Lui ridacchiò sommessamente. Ormai quel teatrino era diventato usuale, e le battute sempre le stesse. Ma a lui piacevano, erano una piccola abitudine a cui teneva. Erano poche le cose che possedeva, fuori dal costume dello Sconosciuto.

-Oh, è un po' che non ti si vedeva!- disse Giulio mentre versava gli ingredienti -Dove sei stato tutto 'sto tempo?-

-Lavoro.- rispose lui, semplicemente.

-Brutta bestia, il lavoro.- replicò l'altro agitando vigorosamente il mixer.

-Mah, dipende. Tu ti diverti...-

-Eh, ma io sono stato fortunato. E vualà!- concluse, versando il liquido in un bicchiere dal collo alto -Un Mazinga Z per il signore! Attento che ha un alto contenuto di energia fotonica!-

Lo Sconosciuto fece per afferrare la bibita, ma Giulio lo fermò con un gesto, prendendo qualcosa da sotto il banco.

-Toh, guarda cosa ci metto... Và che lusso!- disse aggiungendo al cocktail un bastoncino con in cima una minuscola riproduzione super-deformed di Mazinga Z.

Lo Sconosciuto la tolse dal bicchiere per osservarla meglio, con aria ammirata.

-Ma dai! E' bellissimo...-

-E questo è niente. Dagli un morso.- aggiunse lui sogghignando.

-Eh?-

-E' fatta di zucchero.-

Dubbioso, lui la addentò delicatamente, e ne staccò un pezzetto, che gli si sciolse in bocca.

-Ma non ci posso credere...- commentò -Io vorrei capire dove le trovi 'ste cose!-

-Su Internet!- rispose lui, dando nel frattempo una ripulita al bancone con un panno spugna -Te non hai idea della quantità assurda di minchiate che puoi trovare, se sai dove cercare. Pensa che c'è pure un sito dove ti vendono le action figure delle attrici porno.-

-Ah... Questa non la sapevo.-

-Sì, e con le tettine in silicone, che a toccarle sembrano vere!-

-E tu come lo sai?-

-Eh, me lo hanno raccontato...- rispose lui sul vago, allontanandosi verso altri clienti con un cenno di saluto.

Lo Sconosciuto sorseggiò il suo drink analcolico buttando un'occhiata ad uno degli schermi, che trasmetteva un combattimento di Jeeg Robot d'Acciaio. Se lo ricordava vagamente, era l'episodio in cui Jeeg usava per la prima volta i Missili Perforanti. Da ragazzino non se ne perdeva uno.

Quanti anni fa erano? Trenta?

Cristo, come passava il tempo. Gli pareva ieri.

Ma al tempo stesso, tutta quella parte della sua vita in cui non aveva ancora ricevuto i super poteri gli sembrava lontanissima, come se fosse quella di qualcun altro, vista in un film...

-E tu invece?- gli chiese Giulio.

Lo Sconosciuto sobbalzò sullo sgabello. Cazzo quel posto era deleterio, gli faceva sempre abbassare la guardia... Se a sorprenderlo fosse stato un sicario, lo avrebbe già ucciso. E' vero, un killer non avrebbe avuto alcun motivo di avvicinare Franco Ripamonti, ma erano quel genere di considerazioni a riempire i cimiteri...

-Io cosa?- rispose.

-Tu di cosa ti occupi? Non me l'hai mai detto...-

-Io?... Consulenze. Consulenze e pubbliche relazioni.-

-Cioè?-

-E' un po' complicato. Per farla breve, io vado da delle persone che fanno le cose in maniera sbagliata, e gli spiego che è meglio smettere di farle in quel modo. Se va bene, dopo magari cominciano a farle nella maniera giusta.-

-E se va male?-

-E se va male, mi tocca tornare da loro e cercare di convincerle di nuovo.-

-E funziona?-

-Di rado. Però almeno così il lavoro non mi manca mai!-

-E ti piace? Sì, insomma, ti diverti?-

Lo Sconosciuto si fermò un attimo. La mente gli ritornò agli avvenimenti di un paio di giorni prima.

A quando si trovava nello scantinato della villa di Francesco Nicosia, detto Capabomba, dopo essersi liberato dai legacci.

Com'è che gli aveva detto? Ah, sì.

-Adesso, per usare le tue parole, lo sai cosa succede, vero?-

...

-Adesso, per usare le tue parole, lo sai cosa succede, vero?-

A Nicosia il fiato divenne ancora più affannoso. Gli tremavano vistosamente le mani.

-Succede che ti farò male, Francesco. Molto, ma molto male. E che mi divertirò un sacco a farlo. Ma proprio tanto, sai? E per come la vedo io, hai solo tre scelte. La prima, tenti di spararmi con la pistola che hai alla cintura...- mormorò indicando l'arma che sporgeva dalla giacca dell'altro.

Nicosia la osservò come se la vedesse per la prima volta in vita sua. Come se si stesse chiedendo cosa ci facesse lì, quella roba.

-No!- esclamò scuotendo la testa pelata -No, non ci ho pensato neanche, giuro!-

-Non giurare...- mugugnò lui con tono di rimprovero, per poi fargli un gesto con la mano, piegando le dita verso di sé.

Capabomba capì al volo, e con il pollice e l'indice estrasse la Beretta dalla cintola e gliela porse con fare tremebondo.

Lo Sconosciuto la afferrò e l'impugnò con sicurezza.

-Bella arma.- disse.

Dopodiché la pistola gli si smontò da sola tra le dita. Carrello, caricatore e quant'altro si scomposero e caddero a terra con un suono metallico. Allo Sconosciuto rimase in mano il calcio e poco meno di mezzo revolver.

-Toh, tienila tu!- esclamò, gettandola in grembo a Francesco.

Lui indietreggiò di colpo, cascando all'indietro con tutta la sedia, come se gli avessero buttato addosso una testa umana mozzata. Restò lì a fissare atterrito quel che rimaneva della pistola.

-La seconda possibilità...- proseguì imperterrito -E' che tu ti metta a gridare chiamando i tuoi uomini al piano di sopra. Vuoi provare?-

Nicosia scosse la testa in un gesto frenetico di diniego, paonazzo in volto.

-E fai bene. Perché non servirebbe a niente. E poi mi incazzerei con te.- ringhiò puntandogli un dito contro.

Poi lo squadrò per alcuni secondi.

-Che cazzo fai ancora lì in terra? Alzati e mettiti a sedere, no?- sbottò.

Lui obbedì velocemente, prossimo alle lacrime.

-Opzione numero tre...- mormorò lentamente lo Sconosciuto, enumerandola con le dita della mano destra -Io ti spezzo tutte le dita delle mani e finisce lì. Galera a parte, ovviamente. Però!- esclamò all'improvviso

-Però tu non dovrai fare un fiato. Non un grido, perché se gridi i tuoi uomini ti sentiranno, verranno a vedere cosa succede e ritorniamo al punto due. Ci siamo capiti?-

Nicosia balbettò qualcosa, lo sguardo basso.

-Ci siamo capiti?- ripeté lo Sconosciuto, scandendo bene le parole con calma.

-Sì...Sì, ci siamo capiti, cazzo!- esclamò l'altro, in un ridicolo sussulto di amor proprio.

-Allora dammi la mano.- ordinò l'uomo mascherato. Lui gliela allungò con un gesto secco, quasi di sfida. La mano però tremava vistosamente. Quando gliela afferrò lui sussultò, sbiancando in viso. Era come se il suo braccio fosse bloccato nella pietra. In un improvviso impulso di panico tentò di divincolarsi, strattonando freneticamente e prendendo a calci istericamente il fianco dello Sconosciuto, singhiozzando come una ragazzina.

Alla fine stramazzò sulla sedia, bianco come un cencio, con gli occhi di fuori e il fiato mozzo.

-Hai finito?- domandò tranquillo l'altro, che non si era scomposto.

Rassegnato, Francesco fece cenno di sì con la testa, poi strizzò gli occhi e strinse i denti.

Lo Sconosciuto cominciò dal mignolo.

Capabomba era un duro, questo glielo doveva riconoscere. Resistette per tutte le prime quattro dita, ma quando lui arrivò al pollice, cedette. Lui lo sapeva già, praticamente ci contava. Brutta articolazione, quella del pollice. Complessa e sensibile. Quando gli slogò la falange principale Nicosia tenette duro, prossimo al vomito, ma quando lui tirò e gli lacerò i legamenti, cacciò un urlo acuto e gorgogliante.

Lo Sconosciuto gli mollò la mano, e Nicosia guardò le proprie dita spezzate e contorte, piangendo. Poi si voltò a guardare il vigilante. Era uno sguardo carico di terrore, che pareva voler dire -Non è colpa mia! Non è colpa mia!-

Ma ormai era troppo tardi.

Si poteva già udire il trapestìo lungo le scale.

Con un gesto brusco, lo Sconosciuto afferrò Capabomba come fosse un pupazzo e gli spezzò entrambi gli omeri e i femori con pochi rapidi gesti, ignorando le sue grida disperate.

Poi la porta si spalancò e una mezza dozzina di uomini armati si precipitarono all'interno...

...

-Sì.- rispose -Sì, a volte è divertente. Nel complesso, direi che mi piace proprio.-

-E allora sei anche tu un uomo fortunato.- commentò Giulio, serafico.

-Già...- mormorò lui, con tono amaro, pensando a Monica e alla vita a cui aveva rinunciato per sempre -Proprio fortunato.-

Per qualche istante, lo sguardo gli si perse nel vuoto.

Poi si voltò verso l'altro, fissandolo negli occhi.

-Sai Giulio, c'è una cosa di cui non ti ho mai parlato.- mormorò.

Giulio si accigliò un attimo, poi si poggiò con entrambi gli avambracci al bancone.

-E' una cosa seria?-

-Abbastanza, sì.-

-Cosa?- domandò, protendendosi più avanti.

-Metti troppo Japanium* nei tuoi Mazinga Z...- gli confidò lui, sussurrando.

Giulio rimase in rispettoso silenzio per un paio di secondi, poi proruppe in un -Mavaffanculo, va!- e se ne andò ridendo.

Lo Sconosciuto si voltò nuovamente verso lo schermo, continuando a sorbire il cocktail.

Il Missile Perforante trapassò il Mostro Haniwa da parte a parte, facendolo esplodere in una deflagrazione multicolore.

Erano passati trent'anni, ma certe cose per fortuna non cambiavano mai.

 

*Per chiunque abbia vissuto su di un altro pianeta nel ventennio 70/80, o abbia meno di trent'anni e non sia un appassionato di Manga e Anime: il Japanium è il minerale che fornisce l'energia fotonica a Mazinga Z, nonché parte integrante dell'Ultralega Z che compone la sua corazza...

 

 

 

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