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                                                                  CHI TE LO FA FARE?

 

 

Nella penombra umida della cantina, Francesco Nicosia detto Capabomba strinse con forza le mani attorno all'impugnatura della mazza da baseball.

La fece rigirare un po' nei palmi, poi la bilanciò con qualche movimento rotatorio e infine con un sorrisetto soddisfatto vibrò il colpo. L'urto contro il braccio dell'individuo ammanettato alla sedia produsse un tonfo sordo ma rumoroso, un bel -TUM- secco, seguito a ruota da un rantolo di dolore soffocato.

Nicosia osservò compiaciuto l'arma tra le sue mani, battendola qualche volta sul palmo, poi all'improvviso scattò in posizione di battuta e gridò -Strike! Fuori campo!-.

Sogghignò, dopo aver dato una tirata alla sigaretta che aveva in bocca.

-Sai, io avevo sempre pensato che questa roba qua fosse 'na stronzata...- commentò, agitando la mazza di fronte alla faccia dell'uomo seduto -Sì, insomma, n'americanata, no? E invece minchia, ma lo sai che funziona? Cioè, è fatta bene. Bilanciata, con una bella impugnatura... Non è come usare un tubo di ferro, o un bastone... Si sente proprio il lavoro di chi l'ha fatta, che è un oggetto inventato per colpire le cose. Lo diceva sempre mio nonno: se tieni un lavoro da fare bene, usa l'attrezzi giusti, Francè!-.

Sospirò un poco, lo sguardo perso nel vuoto.

-Pensa che prima di quella telefonata, non mi sarebbe mai venuto in mente di usare una roba come questa. E invece...-

Diede un altro tiro alla sigaretta, poi soffiò sulla brace accesa e l'avvicinò alla guancia dell'altro, che non fece una piega. Lui lo fissò serio, poi con una risatina soffocata buttò il mozzicone per terra e lo calpestò.

-Eh già!- commentò sarcastico -Facile fare il duro quando non si sente niente, eh? Lo Sconosciuto, l'invulnerabile! Non lo fermano i proiettili, le coltellate, le bombe! O' superuomo, lui!-

Improvvisamente alzò la mazza e fece finta di sferrargli un colpo alla testa. L'altro sussultò, ritraendosi, e Francesco esclamò -Ah!Paghi la mossa!-

E gli rifilò un colpo rapido e violento a un ginocchio. Stavolta lo Sconosciuto cacciò un urlo, breve e secco.

-Pezzo di merda...- ringhiò tra i denti.

-Fa male, eh?- domandò Nicosia con aria soddisfatta -E chi l'avrebbe mai detto? I poteri dello Sconosciuto che non funzionano contro il legno! Minchia, quando mi è arrivata la telefonata del mio uomo che diceva di aver avuto 'sta soffiata ti confesso che ho pensato: sì, bella stronzata! Però poi mi sono detto, e perché no? Provare non costa niente! E così ho attrezzato i miei uomini con questi affari...- commentò roteando la mazza in aria -Mi sono detto, oh, al limite ci possono sempre sistemare qualcuno, no?-

Osservò per qualche istante l'oggetto tra le mani, assorto.

Poi scosse la testa, e andò in fondo alla stanzetta a prendere una sedia per accomodarsi di fronte allo Sconosciuto. Nello scantinato, la luce fioca del piccolo neon attaccato al soffitto illuminava scarsamente l'ambiente, ma era sufficiente perché potessero vedersi con chiarezza l'un l'altro.

-E poi l'altra sera...- proseguì -Mi chiamano e mi dicono che hai cercato di assaltare un camion di roba dei miei ragazzi. E che quelli ti hanno riempito di botte con queste.- concluse rigirandosi tra le mani la mazza di legno.

-E chi l'avrebbe detto... Pareva una cazzata dei fumetti. Come coso, quello con l'anello magico che era allergico al colore giallo... Com'è che si chiamava?-

-Lanterna verde.- rispose lo Sconosciuto -Si chiamava Lanterna Verde.-

-Ecco, quello! L'ho visto in un film.-

-Il film era una merda.-

-Vabbè, a me è piaciuto...- replicò Nicosia facendo spallucce. Poi lo fissò con un sorriso storto, mentre dava una tirata alla sigaretta.

-Lo sai con cosa ti abbiamo legato a quella sedia di legno?- gli domandò, dopo qualche istante.

-Non lo so.- mormorò cupo lui, in risposta.

-La roba con cui ti abbiamo legato è...- fece una piccola pausa per aumentare l'aspettativa del pubblico -Una corda di legno!- esclamò con aria compiaciuta -Forte, eh?-

Lo Sconosciuto lo fissò tetro, senza proferire parola.

-Legno di balsa!- continuò Capabomba, imperterrito -Lo conosci il legno di balsa? E' il più morbido che esista. Pensa che si piega con il vapore. Poi, quando asciuga, rimane piegato!- esclamò ridendo.

-Ti spiego come si fa.- proseguì -Si prende un travicello, poi si incide un angolo in cima, pure con un coltellino. Lo afferri, tiri, e viene via 'na filaccia di legno lunga lunga e fina fina. Ne tiri giù un po', poi le intrecci...- proseguì, mulinando le mani tra di loro -Ed ecco che ottieni una corda. Di legno. E' 'nu poco rigida, eh, infatti legartici è stato un cazzo di casino, però... Mica ci dovevamo fare un lavoro all'uncinetto, no?- terminò allegro.

Inspirò una boccata profonda alla sigaretta, poi prese il mozzicone tra indice e pollice e lo schioccò via con un gesto secco delle dita. La scaglia di brace arancione prillò in aria in un arco breve, per poi carambolare in un angolo buio rimanendo acquattata lì, mezza spenta.

-Sai chi me l'ha insegnato 'sto trucco col legno?- domandò a mezza voce -Mio nonno, buonanima. Faceva il falegname. Avrebbe voluto tanto che facessi pure io il mestiere suo. Ma poi...- si ammutolì per qualche secondo e gli comparve in faccia un sorriso strano, quasi amaro.

Estrasse dal taschino della giacca un pacchetto morbido di sigarette, e ne picchiò un po' il fondo sul palmo della mano, fino a far saltar fuori l'estremità di un filtro dalla confezione.

-Ci volevo bene a mio nonno, sai? Più che a mio padre.- mormorò piano, quasi sottovoce, accendendosi la sigaretta con un cerino. Tenne la fiammella accesa per qualche secondo, osservandola con sguardo vacuo. Poi la spense con un soffio.

-Ma poi cosa?- chiese lo Sconosciuto.

-Eh?- fece Capabomba, come se si fosse svegliato in quel momento.

-Tuo nonno. Hai detto che voleva che facessi il suo mestiere, ma poi... Poi cosa?-

Francesco inspirò a fondo e fece schioccare la lingua.

Un suono pastoso.

-Poi è morto. L'hanno ammazzato e dato fuoco alla bottega.- rispose con tono deciso.

-Gente come te.-

-Giusto. Gente come a me. Ed è per questo che io ne faccio parte. Perché quelli come mio nonno sono quelli che si fanno ammazzare.-

Lo fissò negli occhi, e diede un altro tiro profondo alla sigaretta, un'aspirata lunga, a pieni polmoni. Poi la buttò in terra, e la spense sotto la suola.

-Ce ne era ancora metà.- commentò lo Sconosciuto.

-Meglio, fumare fa male.- replicò secco l'altro.

Poi si alzò, girò la sedia e ci si sedette cavalcioni, con aria sbrigativa.

-Facciamola corta. Tu lo sai cosa succede adesso, vero?-

-Sì.- rispose lui dopo qualche istante.

-Bene. Ma prima c'è una cosa che ti voglio chiedere. Però voglio essere chiaro: che mi rispondi o no, per te non cambia nulla.-

-E allora chi me lo fa fare?-

-Ebbè, tu tieni conto che finché non hai finito io non ti ammazzo. Vedi tu. Magari sono cinque minuti, ma al posto tuo a me altri cinque minuti mica mi farebbero schifo!- concluse, incrociando le braccia sullo schienale e poggiandoci il mento.

-Allora, che ne dici?-

Lo Sconosciuto lo fissò a lungo.

-Prima tu.-

-Eh?-

-Prima rispondi tu ad una mia domanda. Poi io rispondo alla tua.-

Capabomba soffocò una risatina a denti stretti.

-Te possino accìde...- sghignazzò -Scassacazzi fino all'ultimo, eh?-

Poi con un gesto repentino gli piazzò la mazza di legno sotto la gola, premendo con forza.

-Qua tu non stai in condizione di chiedere una minchia, hai capito, stronzo?-

-E allora tieniti la curiosità...- gorgogliò lui con voce strozzata.

L’altro premette ancora, con cattiveria, poi sbuffò e posò l'arma.

-E vabbuò, vai, domanda, che oggi mi sento generoso. Vederti lì seduto come 'na capa 'e cazzo qualunque per me è come se oggi è Pasqua, Natale e Capodanno insieme!-

Rise un po', e lo fissò con aria interrogativa, le sopracciglia alzate.

-Perché non mi hai smascherato?- chiese lo Sconosciuto.

Capabomba rimase interdetto per qualche istante.

-Ah, questo volevi sapere tu?- sbottò ridendo -E' presto detto: e chi se ne fotte? Pure se ti levo la mascherina, che cazzo ne so chi sei? Mica ci hai nome e cognome stampati in fronte, coglione!- concluse picchiandogli violentemente un pugno sulla fronte, per poi alzarsi di scatto e iniziare a sventolare la mano in aria. Era come se avesse dato un pugno a una statua di cemento.

Aveva scordato chi aveva realmente di fronte.

-'Nculassorreta!- ringhiò con le lacrime agli occhi, e in preda alla rabbia afferrò di scatto la mazza da terra e iniziò a colpirlo sul costato, a casaccio.

-Stronzo!- lo insultò tra una botta e l'altra -Mi hai fatto male!-

Lo Sconosciuto non rispose, gemendo mezzo riverso su un fianco.

Nicosia lo guardò per un attimo, buttò la mazza a terra e lo rimise a sedere composto afferrandolo per le ascelle.

-Su, dai, che non è niente.- disse, e si piazzò nuovamente a cavalcioni della sedia, riprendendo il discorso interrotto come se niente fosse.

-Che poi... Che ci faccio con la tua identità? Tanto ormai ti tengo in mano mia! Preferisco farti fuori in divisa, piuttosto che scoprire che tieni una faccia di minchia qualunque. Capace che ci rimango deluso...- concluse con voce smorta.

Ne seguì un silenzio imbarazzante che durò per parecchi secondi.

-... E la tua domanda?- chiese lo Sconosciuto, spezzando l'empasse.

-Chi v'o fa fà?- rispose Nicosia, immediato.

-Cosa?-

-Chi v'o fa fà. Significa: chi ve lo fa fare?- spiegò pazientemente lui.

-Lo so cosa vuol dire. Solo che non ho capito il senso.-

-Significa quello che significa!- replicò Francesco -Cioè, Caramba, e Polizia li capisco, ci hai privilegi, consumi al bar e al ristorante e ti scopi le puttane senza pagare... e poi hai una posizione, uno stipendio, una pensione... Ma voi? Voi un cazzo, lo fate per niente. Potete pigliarvi tutto quello che volete, e invece state a rompere i coglioni a noi a gratis! Da qui la domanda: chi v'o fa fà?!?-

-Non capiresti.- gli rispose lo Sconosciuto a voce bassa -Il fatto stesso che lo domandi vuol dire che non lo capiresti. Non uno come te.-

-Uno come me!- gemette Nicosia, esasperato -Ma che minchia vuol dire uno come me? E chi sono io, secondo te?-

Si passò una mano sulla fronte. L'umidità della cantina lo faceva sudare.

-Ascolta...- disse, spostando la sedia in avanti e portandosi ad un palmo da lui -Ma che, secondo te puttane e droga le ho inventate io, eh? Ci sono da sempre! E ci sono perché c'è chi le chiede! Domanda e offerta! Io do alla gente solo quello che chiede.-

-Eh già...- commentò sarcastico l'altro -Tu sei proprio un filantropo.-

-No.- rispose secco senza scomporsi -Io sono un uomo d'affari, porca puttana! E che ti credi, che sono peggio io di tutti quegli industriali della minchia che leggi sui giornali, eh? Quelli che fanno respirare l'amianto agli operai e ci fanno venire il cancro? Quanti ne hanno ammazzati quelli, coi vapori delle vernici e tutta quella merda? Sono migliori di me, eh? E com'è che a loro non ci cagate il cazzo?-

-No, non sono migliori di te.- rispose pacato lo Sconosciuto -E prima o poi arriveremo pure a loro.-

-See, come no…- mormorò svogliatamente l'altro con un gesto vago della mano.

-Che poi...- ripigliò di botto -No, fammi capire: metti che m'arrestano. O che m'ammazzano

(facciamo le corna). Secondo te, che succede? Tempo tre giorni e parte una guerra per fottersi il territorio mio e tutti i miei affari! Un mese di sparatorie, ammazzamenti e chissà che altro, per cosa? Per arrivare che alla fine al posto mio ci sta un altro, e tutta la baracca va avanti uguale! Non cambia un cazzo, e non cambierà mai! E' la natura umana, non la potete cambiare! Il più forte mangia sul più debole, tutto il mondo va così, dalle caverne!!!- si bloccò, tirando il fiato. Poi si asciugò il sudore con la manica della giacca, e si ricompose.

-Quindi, te lo domando per l'ultima volta: chi ve lo fa fare?-

Nella penombra della cantina, lo Sconosciuto lo fissò dritto negli occhi. La sua voce fuoriuscì calma e pacata, ma al tempo stesso tagliente.

-Lo so benissimo che non serve a niente. Lo sappiamo tutti. E' una guerra di contenimento, di resistenza, che non si potrà vincere mai, perché esisterà sempre gente come te. Gente che si piglia quello che vuole e se ne fotte degli altri. Gente che pensa di essere in diritto di calpestare il prossimo solo perché sono più figli di puttana di loro. Ci sono e ci saranno sempre, e la legge non ci può fare niente, perché non si può proteggere tutti quanti per ventiquattro ore al giorno. Ma invece si può essere delle merde armate di pistola ogni secondo della vita. Non si può cambiare questa faccenda, non si può cambiare il mondo.-

Nicosia lo fissò, perplesso.

-E allora?- domandò, con sincera curiosità.

-E allora io non sono un sociologo, un infermiere o un politico del cazzo!!!- proruppe lo Sconosciuto- Io sono un vigilante! Un uomo con poteri soprannaturali, fuori dal sistema, dalle regole, dalla legge! Posso fare quello che voglio, l'hai detto tu! E tutto ciò che voglio fare, l'unica cosa, è rompere il culo a tutti quelli come te, per farvi vedere cosa significa essere delle vittime, Cristo! Farvi vedere che siete solo dei cacasotto qualunque e che tutta la forza che credete di avere non conta niente! E mostrarlo a tutti quanti! Ecco cosa me lo fa fare, tutto qui: la voglia di toglierti quell'espressione di merda dalla faccia e sostituirla con lacrime e paura!!!-

Il silenzio calò come piombo nello scantinato. Nicosia lo fissò a lungo, con le sopracciglia inarcate.

-Minchia.- disse semplicemente, alla fine.

Si alzò, ed iniziò a camminare su e giù per la stanza, strofinandosi il mento con una mano. Poi alzò le braccia al cielo, e le lasciò ricadere sui fianchi.

-Oh, non so proprio come risponderti a tono, lo sai?- esclamò -E questa sì che è una risposta con le palle. Cioè, pure io se tenevo i super poteri li usavo per fare piazza pulita di chi mi stava sui coglioni!-

Lo Sconosciuto emise una risatina sommessa.

-Fa piacere, dopo tutto il discorso che ho fatto, vedere che non hai capito un cazzo.- commentò -Non è una questione personale. E' una questione di giustizia. Se no, a quest'ora ti avevo già ammazzato, che ci voleva? Poi, per non avere casini, mi bastava cambiare nome e costume e chi s'è visto s'è visto. Anzi, magari non sarebbe stato neppure necessario.- aggiunse -O veramente credi che Polizia e Carabinieri si darebbero tanto da fare per arrestare chi ha fatto fuori una merda come te?-

Nicosia lo guardò brutto. Non si stava divertendo più.

Si alzò di scatto dalla sedia e si chinò per afferrare la mazza da terra.

-Sai perché non l'ho fatto?- domandò lo Sconosciuto, mentre Capabomba brandiva l'arma con entrambe le mani, stringendola con tanta forza da farsi sbiancare le nocche.

-Sai perché sei ancora vivo?-

-Non lo so, magari perché stai legato a una sedia come un povero stronzo?- replicò l'altro sollevando la mazza sopra le spalle.

-No.- rispose lui -E' solo perché io sono migliore di te.-

Nicosia calò il colpo con tutta la forza che aveva in corpo, un ghigno di odio selvaggio stampato in faccia. Mirò alla testa.

Voleva vedere il cranio di quel pezzo di merda scoppiare come un melone al primo colpo.

Quando la mazza si spezzò nell'urto, lui capitombolò al suolo in malo modo, trascinato dal proprio impeto. Atterrò sul cemento con tutto il suo peso, una botta sul fianco che lo lasciò col fiato mozzo e un'anca tutta scassata e dolorante.

Sacramentando si tirò su e osservò il moncone di legno che aveva in mano.

La mazza non si era spezzata.

Si era inspiegabilmente sbriciolata, come fosse stata fatta di meringa.

Ne toccò il bordo, sbigottito, e lo trovò duro e solido come avrebbe dovuto essere secondo logica.

Non capì, finché non alzò lo sguardo verso lo Sconosciuto, completamente illeso.

-Sai, a volte sarebbe meglio dar retta alle prime impressioni- disse questi -Ad esempio, quella faccenda del legno come punto debole, avevi ragione tu. Era una cazzata.-

E si alzò.

Le corde di balsa intrecciate si rivelarono più robuste di quanto sembrassero e resistettero alla trazione, ma la sedia no.

Andò in pezzi con uno schianto spettacolare, quasi fosse stata fatta esplodere.

Ma lo fece senza generare alcun suono.

I frammenti in volo si fermarono a mezz'aria per un secondo, come congelati in un frame. Poi, improvvisamente, sfrecciarono via come schegge di granata scaraventandosi per tutta la stanza e rimbalzando contro oggetti e pareti.

Lo Sconosciuto sorrise. Gli piaceva usare i propri poteri per generare quelle piccole coreografie alla Matrix, per poter vedere l'espressione di terrore quasi religioso che si stampava sulla loro faccia.

Capabomba era rimasto al suolo, immobile.

-Io...io...- biascicò -Ma la telefonata...-

-La telefonata...- lo interruppe lo Sconosciuto -L'ha fatta un tuo uomo, certo, lo so. C'ero anch'io mentre la faceva. Ti ha detto esattamente quello che volevo che ti dicesse. In cambio, gli avevo promesso che lo avrei lasciato andare senza spezzargli le gambe. Ovviamente...- concluse- Ho mentito.-

Sospirò a fondo, si scrocchiò la schiena e dopo essersi liberato polsi e caviglie dalle corde tirò in piedi la sedia superstite ed invitò Nicosia ad accomodarsi con un ampio gesto della  mano.

Lui si mise a sedere brancolando, senza mai staccargli gli occhi di dosso, come se avesse paura che potesse morderlo da un momento all'altro. Respirava affannosamente, ed era sudato come un maiale.

-Ora, magari ti starai domandando il perché di tutta questa commedia, ma a questo punto l'avrai già capito pure tu...- disse lo Sconosciuto iniziando a camminargli intorno -Vedi, il problema con quelli come te è che siete difficili da stanare. Non lo sa nessuno dove state, o almeno nessuno dei tuoi uomini che mi sia passato tra le mani. E così ho pensato, ma perché non fare il contrario, cioè farmi portare da lui? E da qui tutta la sceneggiata che già sai...- terminò, indicando i rottami di legno per terra.

-Ah, tra parentesi, c'era davvero un super eroe dei fumetti vulnerabile al legno. Era la Lanterna Verde della Golden Age. Quindi c'eri anche andato vicino.- aggiunse in volata, prima di prendere una cassa da un angolo e mettersi a sedere di fronte a lui.

-Ora, devo ammettere che una volta qui l'ho tirata un po' per le lunghe, in effetti. Ma se devo essere sincero avevo voglia di creare un po' di suspance, sai, di farti cuocere nel tuo brodo, nella tua illusione di essere riuscito a fare chissà cosa...- sghignazzò, sventolandogli le mani davanti alla faccia. Poi incrociò le braccia, inspirò e lo fissò.

-Adesso...- mormorò con voce roca -... Per usare le tue parole, lo sai cosa succede, vero?-

Ma non attese risposta, dopotutto era una domanda retorica.

Lo Sconosciuto iniziò rompendogli le dita delle mani, e proseguì con le ossa delle braccia e delle gambe.

Le grida di Capabomba fecero accorrere i suoi uomini dalla villa soprastante, che alla vista di quello spettacolo aprirono immediatamente il fuoco inondando di proiettili tutta la stanza, incuranti dell'incolumità del proprio boss.

Altri due, ancora per le scale, ebbero la presenza di spirito di fare dietro front e darsela a velocità sostenuta. Evidentemente dovevano aver visto più film degli altri, e sapevano che quando il mostro catturato si liberava non era il caso di rimanere nei paraggi.

Lo Sconosciuto iniziò a ridere mentre i proiettili di grosso calibro rimbalzavano come gocce di pioggia sui suoi schermi.

Poi si avventò su di loro e per brevi, pochi istanti fu libero da ogni angoscia.

Non pensò più all'incendio, all'esplosione e alla morte di Monica, o all'incubo che lo perseguitava da allora.

No, in quel momento, mentre si godeva la propria onnipotenza tra le grida, i lampi degli spari e il suono delle ossa e dei denti rotti, pensava una cosa sola:

-Chi glielo faceva fare?-

Dio, che domanda stupida.

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