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"L'isola che non c’è” fu un progetto che avrebbe meritato migliori risultati, ma il mercato è crudele, si sa…Nacque da un’idea di Maggi e Michelon, che radunarono un po’ di disegnatori che bazzicavano intorno alla Disney e alla redazione di Lupo Alberto, più qualche outsider di lusso come Leonardo Ortolani, che all’epoca non era ancora la superstar che è adesso.

Loro due avrebbero coperto le spese di produzione, e noi  altri autori avemmo prodotto il materiale da pubblicare a costo zero, cioè “a gratis”. Se poi le vendite ci avessero gratificato, si sarebbero divisi i guadagni una volta coperti i costi.

Purtroppo le vendite non andarono come sperato, e dopo una manciata di numeri venne dichiarato forfait, e la testata chiuse.

Io ed Emanuela contribuimmo con una striscia titolata “Suppergiù”, sui testi di Tulipano, che narrava le gesta di un eterogeneo gruppo di personaggi: un vecchio pensionato astioso, una famiglia della media borghesia e un gruppo di tre teen agers sfigatissimi. La cosa più originale era il fatto che i tre gruppi di elementi non si incrociavano mai, e neppure si conoscevano. Il perché sta nel fatto che originariamente erano stati ideati come tre progetti separati, ma dato che non sapevamo deciderci su quale produrre, ci venne l’idea di accorparli in un’unica realtà narrativa.

Approfittammo della testata per ristampare anche la prima e unica storia di Gionni Guitar, precedentemente presentata sulle pagine di Ink.

NOVITA'!
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